Canto d’amore a Poggioreale

In questi giorni in cui un terribile terremoto di grande magnitudine ha colpito il Centro Italia, dedico un racconto a tutti i terremotati e agli abitanti di Poggioreale, che sono deceduti nel terremoto del 1968, in Sicilia.

Una mattina mi recai a Poggioreale, in compagnia della mia Nikon; m’introdussi nel Corso Umberto I e il silenzio, unico protagonista, come una cappa pesante, iniziò ad opprimere la mia anima.

Improvvisamente avvertii le note di una canzone, mi girai di scatto ma non vidi nessuno.

Il canto, sempre più coinvolgente, raccontava storie d’amore, sorrisi gioiosi e lacrime spezzate, proveniva dall’interno di un’abitazione, davanti alla quale, stranamente, albergava una scarpa scalcagnata.

Si sa, la curiosità è femmina, così spostai il vecchio uscio e feci capolino in quella scala sdirrupata, dalle pareti scrostate. In cima, una donna tutta vestita di nero, di mezza età, almeno così mi sembrò, con la faretta messa,  mi guardò con fare interrogativo.

Signora, mi scusi se la disturbo, posso farle qualche domanda, mi racconta cos’è successo, perché questo sfacelo?

Immagino che i suoi avi si trovassero qui; io, invece, sa, non c’ero nel 1968, o meglio ero altrove…

No, no, c’ero proprio io, così mi disse, ma lì per lì non ci feci caso, divorata dall’interesse per quel posto così singolare, un paese fantasma, una nuova Pompei…!

Scese la scala, uscì sul marciapiede e iniziò a chiamare: Ciccioooo…Pippinooooo…Turidduuu…  Carmelaaaa…Vituzza…nisciti…nisciti…!

Improvvisamente, un turbine inaspettato mi fece girare su me stessa e, confusa, cercai di mettere a fuoco la mia vista appannata; Rosalia, la donna a cui mi ero rivolta, era ora vicino a me e parlava sorridendo con un gruppetto di persone che mi guardava incuriosito.

Vuole sapere cos’è successo, non è abbastanza chiaro che tra queste mura il respiro s’è fermato…

Nel frattempo, il paese si andava via via animando, ”animando”, perché di anime si parlava.

Dai balconi si affacciarono bambini, che si nascondevano intimiditi dietro il vestito della mamma, ragazze, che, presa una sedia, continuarono a ricamare la loro dote, mentre le nonnine, alle loro spalle, narravano i  racconti mitici della  giovinezza.

Ciccina si mise a parlare con Maria, sua dirimpettaia, pettegolando sulla figlia di Cosima, che aveva avuto l’ardire di rispondere al sorriso di Tano, il carrettiere.

Le scalette delle persiane chiuse si aprirono un poco, lasciando scorgere sguardi incuriositi e orecchie tese, mentre voci più lontane urlavano… arritiratiiiiii..!

Nella larga piazza Elimo, un via vai di persone erano occupate nelle loro faccende quotidiane, mentre ragazzi baffuti,  fuori dal bar, occhieggiavano bellissime ragazze brune a passeggio con la madre.

Sul sagrato della Chiesa Madre, un gruppetto di donne, col rosario in mano, si accingeva ad andare ad ascoltare la Santa Messa.

E’ l’una, dalla scuola elementare provenne il suono squillante della campanella, mentre bambini, dal grembiule nero col fiocco bianco, si riversarono sulla strada, correndo verso casa.

Nell’aria si andava diffondendo il profumo del ragù di maiale, che si combinava con quello piccante e amarognolo della qualedda soffritta, insieme ad altri effluvi che si spargevano nell’aria dalle finestre aperte.

Una tenda di pizzo, bianca, svolazzava da un balcone fiorito, dietro la quale scorsi il bacio di due sposi novelli.

Mi sembrò quasi di profanare quel luogo così vivo, di essere l’unico fantasma per via…!

La vita, lì, fluiva ancora: le mamme, sedute al tavolo della cucina, continuavano a leggere “Famiglia cristiana”, mentre le figlie, di nascosto, sognavano l’Amore con i fotoromanzi “Lancio”  e desideravano l’acquisto di un rossetto alla moda.

Sognavano l’abito da sposa, il velo bianco, che nessun terremoto può avere infranto, perché è un sogno eterno, che va al di là del tempo!

Camminavo quasi in punta di piedi, non volevo disturbare, mi sentivo un’intrusa tra tanti sogni e progetti infranti.

Mi avviai verso l’uscita del paese e salutai tutti quei bei volti col soffio di un bacio.

Nicole Valents

Ringrazio Andrea Calcagno per le bellissime foto

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. silviatico ha detto:

    Emoziona, bellissimo! Grazie e complimenti tanti.

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    1. Grazie mille, mi fa piacere che le sia piaciuto. 🤗🤗🤗

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    1. Grazie mille 🥰

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  2. time2lifestyle ha detto:

    Che meraviglia questo racconto, per il tempo della lettura hai fatto rivivere gli abitanti di quel luogo così sfortunato.
    Le fotografie sono stupende 🤩

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  3. Splendido racconto correlato da contestuali immagini. Complimenti!👏😘

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    1. Grazie mille, mi fa piacere che le sia piaciuto. 🤗🤗🤗

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  4. snowinlux ha detto:

    Foto bellissime e la tua descrizione fa venire la pelle d’oca emozionante e struggente al contempo. Ci vorrei andare un giorno, conosco davvero poco il sud. complimenti Nicole per l’ articolo davvero molto bello

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